Il romance dagli albori fino ai giorni nostri, scopri come si è evoluta la letteratura rosa.
Vorrei cominciare ringraziando Marianna, una lettrice di Follie Letterarie che mi ha consigliato la lettura di questo piccolo manuale “Breve storia della letteratura rosa” di Patrizia Violi da cui è nato poi questo post.
come è nato il romance
Ti sei mai chiesta come sia nato il romance? Partiamo insieme per questo viaggio, dove scopriremo non solo l’evoluzione di un genere letterario, ma daremo anche un fugace sguardo alle mutazioni sociali, soprattutto nell’ambito della condizione femminile.
Sono sicura che non mancheranno lungo il percorso anche qualche curiosità.
cosa non deve mai mancare
Il rosa non tradisce mai le aspettative: un amore travagliato che a suon di colpi di scena trionfa in quel lieto fine inossidabile che caratterizza il genere.
Il richiamo alle favole è immediato: la lei bella, generosa e povera, attrae il principe azzurro per poi convolare a nozze felici dopo varie vicissitudini.
È l’archetipo perfetto della Cenerentola.
curiosità
Lo sapevi che la versione più antica in Europa della favola è italiana e porta la firma di Giambattista Basile?
Seguiranno poi le versioni di Perrault, che la epurerà degli aspetti più crudi, e quella dei Fratelli Grimm nel 1812.
Il romance in nuce
È tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700 che nascono i romanzi destinati al grande pubblico.
In particolare nel 1740 vede la luce Pamela di Samuel Richardson, un romanzo epistolare di gran successo, rivolto a un pubblico femminile
In questo libro, Pamela è una cameriera di quindici anni, bella, buona e sensibile.
La giovane lavora a servizio per un nobile scapolo che, rinvigorito dalla sua posizione sociale, ha messo gli occhi sulla fanciulla e non esiterà a giocarsi tutte le carte per conquistarla, arrivando persino a tenerla prigioniera per ben quaranta giorni.
La giovane riuscirà comunque a cavarsela grazie al suo fascino e un pizzico di astuzia, tanto che alla fine sarà l’amore a trionfare facendo convolare la coppia a giuste nozze.
Il libro, scritto da un tipografo dallo spiccato talento per la scrittura epistolare, sarà solo il primo di una lunga serie di libri scritti da donne e che parlano d’amore.
La storia di Pamela era un riflesso della condizione femminile del tempo, dove la donna vedeva nel matrimonio una sistemazione sicura per la vita, visto che le era impossibile raggiungere l’indipendenza economica.
E se Pamela, che riesce a farsi sposare da un uomo ricco, può dare adito a tutte le considerazioni più ciniche, dall’altra chi scriveva rosa ha capito che se la vita ti dà limoni, non rimane che farci limonate, per cui ben venga Pamela che mette in campo la propria arguzia per difendere l’onore e farsi mettere l’anello al dito.
l’800 tra giustizia e amore
Con l’Ottocento la donna si anima del desiderio di riscatto, di giustizia e sogna il grande amore.
Torniamo ancora una volta in Italia perché è di Voghera l’autrice che con le sue storie riesce a incarnare questi moti dell’animo tutti femminili.
Si chiama Carolina Invernizio, sposata a un ufficiale in carriera, e nelle cui storie la giustizia trionfa sempre sotto ogni punto di vista.
Carolina annulla le distanze con le lettrici e instaura un rapporto confidenziale con il pubblico.
chi è carolina invernizio
La Invernizio esordisce nel 1877. L’autrice è consapevole della forza del potere delle donne, ma aveva anche intuito che questo potere andava esercitato in maniera sotterranea, con l’ausilio di trucchi e della complicità di altre donne.
Le sue sono storie da feuilleton che nel 1907 vengono pubblicate da Salani con una collana a lei dedicata.
Forte contrapposizione tra bene e male, atmosfere cupe, segreti familiari e intrecci geniali ma inverosimili, protagoniste sempre in pericolo in situazioni disagevoli e villains orripilanti, queste sono le costanti dei suoi libri.
Le eroine sono le vere protagoniste, non subiscono mai e prendono sempre l’iniziativa, tanto il lieto fine è assicurato così come la vittoria del bene sul male; il pubblico femminile è contento e soprattutto numeroso.
lo snobismo culturale
Purtroppo, salta agli occhi come la letteratura scritta da donne per le donne sia da sempre oggetto di disprezzo e scherno.
La nostra Carolina, a quei tempi moderna perché dava alla donna la possibilità di rimettere insieme un equilibrio spezzato pur nella sua condizione discriminata, ha raccolto nel tempo insieme al gradimento delle lettrici anche non poco disprezzo.
Il primo a darne voce fu Antonio Gramsci che la definì “un’onesta gallina della letteratura popolare”, a cui poi seguì il contributo di Enrico Deaglio, con l’espressione “casalinga di Voghera”, puntando il dito alle origini provinciali della scrittrice.
Non appena le donne spezzano quell’immagine che l’uomo si è costruito nella testa, della donna angelo del focolare, rassicurante, che non va oltre le mansioni che ai loro occhi le sono consone, pare non rimanga altro se non reagire con il dileggio e il biasimo.
Il romance dei cugini d’Oltralpe
Se in Italia il rosa si tingeva di scuro, oltralpe pubblicava Delly con storie d’amore più aderenti al sogno, con location da fiaba e l’archetipo della Cenerentola a pieno regime.
Se ti può risollevare, anche all’estero la critica non era certo più benevola nei confronti del rosa.
In questo caso le stroncature degli addetti ai lavori erano direttamente proporzionali al successo di Delly, dietro il cui pseudonimo si celava la penna di fratello e sorella: Jeanne- Marie Petitejean e il fratello Frederic Petitejean.
delly, ma sono due!
Jeanne- Marie aveva aperto le danze scrivendo sin da piccola storie d’amore in un libricino nero che teneva nascosto in un cassetto della biancheria.
La madre, che come tutte le genitrici va in paranoia non appena si accorge di avere una figlia troppo schiva e riservata, decide che un buon metodo per aiutare la prole sia quello di frugare tra le sue cose, e scopre così il “block notes” della perdizione.
La giovane Jeanne- Marie per fortuna compensa la madre ficcanaso con un fratello spigliato, e decisamente smart, che coglie in quegli scritti del potenziale e spinge affinché il lavoro della sorella trovi un editore; dopodiché si unirà a lei nella scrittura quando tornerà dal fronte menomato e sulla sedia a rotelle.
I due fratelli scrivono storie emozionanti e avventurose, ma condurranno sempre una vita ritirata, in compagnia della governante e senza mai sposarsi.
Ovviamente il nom de plume e il conseguente alone di mistero che circondano le storie non ha fatto altro che aumentarne la fama dei fratelli.
Il rosa del 900
Eh sì, perché il rosa nel tempo si modella ai mutamenti sociali, ma c’è una costante invariabile che lo accompagna quasi dalla notte dei tempi: il disprezzo della critica e lo snobismo culturale.
Questo genere che tanto amiamo è un po’ come la Cenerentola delle favole: bello, gentile, regala emozioni, ma la critica è sempre pronta a maltrattarlo come fanno la matrigna cattiva e le due sorelle.
La narrazione sentimentale mette in luce la donna come soggetto desiderante scardinando il modello della matrona romana, prolifica e virtuosa. I desideri erano solo grilli per la testa che la donna non poteva permettersi.
Ma il rosa continua imperterrito a vendere, e allora alcune case editrici italiane rendono fruibili le storie d’amore in brevi fascicoli, come la Picco di Torino che nel 1926 pubblica una collana settimanale dal titolo Il libro favorito: una quarantina di pagine, copertina disegnata romantica, e l’immancabile, rassicurante ma soprattutto garantito schema narrativo.
mura: Le brave ragazze vanno in paradiso, quelle cattive dappertutto
E dalla Francia, torniamo pure in Italia perché è con i libri di Maria Assunta Giulia Volpi (in arte Mura), che le eroine trionfano, ma senza soffrire troppo.
L’autrice impronta le sue storie al grido di “in amore vince chi fugge”, per cui ben vengano equivoci e gelosie insieme alla donna bella e misteriosa in grado di ingolosire l’uomo e come si dice, tenerlo sulle spine così da condurre le regole del gioco.
L’autrice si lega editorialmente a Sonzogno (invece nella vita invece non si sposerà mai), con la quale scodellerà grandi successi come Perfidie (1919), Piccola (1921).
Ma con Sambadù, amore negro (1932), dove racconta la storia d’amore fra un ingegnere di colore, laureato in Italia, e una ricca borghese fiorentina con tanto di matrimonio e nascita di un figlio, Mura incappa nelle ire del Duce, al punto che Mussolini provvede a far sequestrare il libro e sottoporre l’autrice alla sorveglianza della polizia politica.
Dal disprezzo siamo arrivati alla condanna sociale.
fare della propria vita un romance
Mura fece della sua stessa vita un romanzo: quell’amore dalle tinte trasgressive che riversava tra le pagine dei suoi libri, lo viveva lei in prima persona, sempre circondata da amanti, spesso più giovani di lei.
Poi un giorno arriva Amalia Liana Negretti Odelscalchi , in arte Liala, a metterle i bastoni fra le ruote, editorialmente parlando.
la grande rivale: liala
E per Mura sarà davvero una gara dura, perché Liala ha tutte le carte in regola: è bella, ricca, affascinante e di alto lignaggio. Come si fa a competere con una così?
Perché anche Liala ha una vita che starebbe benissimo tra le pagine di un romanzo d’amore e infatti il libro che la consacrerà al successo, Signorsì, è dichiaratamente autobiografico.
Liala si sposa con Pompeo Camiasi, ufficiale della Regia Marina, più vecchio di lei di diciotto anni. Si trasferisce a Varese e lì conosce nel 1924 il marchese Vittorio Centurione Scotto, valoroso ufficiale della Regia Aeronautica, di cui Liala si innamora perdutamente, tanto da meditare il divorzio dal marito.
Purtroppo il destino ha altri piani, perché Scotto muore precipitando con il suo aereo nel lago di Varese durante un allenamento per la Coppa Schneider per idrovolanti.
Liala decide di metabolizzare il dolore dedicandosi alla scrittura, e così nasce il romanzo che a soli venti giorni dalla pubblicazione va subito esaurito e le aprirà la strada della narrativa.
il romance rompe gli schemi
Liala ha scritto una storia appassionante, ma soprattutto vera, e ha spezzato lo schema del mito della donna madre, a favore dell’amore che travolge tutto, in primis le convenzioni sociali.
Si scardina il modello della donna come angelo del focolare, tutta figli e famiglia, ma soprattutto si viola il patto letterario: si continua a parlare di romance, ma i finali dei libri di Liala sono tutt’altro che a lieto fine.
Del resto, grazie a queste eroine che mettevano l’amore davanti a tutto, la donna sentiva di poter aver comunque il diritto alla felicità a dispetto di tutte le consuetudini.
curiosità
La storia del suo nom de plume è arcinota: diventata famosa, Gabriele D’annunzio chiede di conoscere questa giovane scrittrice che racconta di aerei con tanta competenza e così le dona una fotografia con la dedica: “ A Liala”, perché secondo lui un’ala stava bene con il nome di colei che racconta l’aviazione con tanto amore.
scopri i libri di Liala
Il romance dei primati: Barbara Cartland
Se Liala aveva voltato le spalle alla fiaba, La Cartland al contrario vi aderisce senza mai mollare la presa durante tutta la sua prolifica attività letteraria.
Una scrittrice da Guiness dei primati, che vanta un miliardo di copie vendute e settecentoventitré romanzi pubblicati.
A settantacinque anni pubblica in un anno solo ben ventitré romanzi.
curiosità
Inizia a lavorare come cronista mondana per il Daily express, si sposa e ha una figlia, Raine, che diventerà la matrigna di Lady Diana Spencer.
Barbara si separa per poi risposarsi con il cugino del marito da cui avrà due figli.
I suoi romanzi assumono con il tempo il canone del rosa classico per quanto vengano comunque considerati audaci, e anche lei, come Liala, non esita a proporre la sua vita come un romanzo.
La Violi, autrice del manuale, la incontrò dal vivo per un’intervista nel 1989 nella sua residenza, un castello di Barbie trapiantato nella campagna inglese dello Hertfordshire; lì la Cartland si presentò come una donna simpatica, disponibile e molto lucida nonostante l’età avanzata.
Chi ha letto i suoi libri conosce bene gli outfit dell’autrice: abiti rosa confetto, capelli biondi cotonatissimi, trucco “evidente”, il pechinese bianco sempre al suo fianco
il romance puro della cartland
Al contrario di Liala, la Cartland aderisce alle regole del romance, sguazzando nell’archetipo della Cenerentola. Non ci sono ombre nei suoi personaggi e i libri presentano tutti lo stesso schema, seppur con qualche minima variazione che riesce a rendere la storia comunque originale.
La protagonista è bella, ingenua, perfetta fisicamente. Il colore dei capelli delinea il temperamento, quella bionda è dolce, la rossa è fiera, la mora appassionata.
Lui è sempre forte e sicuro di sé, imponente nel fisico con la mascella virile, volitiva.
Il romance nelle riviste: i fotoromanzi del dopoguerra.
Lasciati alle spalle gli orrori del Conflitto mondiale, le donne hanno più che mai voglia di sognare e subiscono il fascino del patinato cinema hollywoodiano.
E così nelle nuove riviste femminili si raccontano storie d’amore avallate da fotografie curatissime e ammiccanti.
I cineromanzi, versioni abbreviate di pellicole famose, sono i nonni dei fotoromanzi e permettono di conoscere le storie a chi non aveva la possibilità di andare al cinema.
La Edital di Milano, propone nel 1936 una collana di albi che verrà molto apprezzata: Cinevita, il cui modello sarà poi ripreso da Grand Hotel dieci anni dopo.
Del resto i fotoromanzi di Grand Hotel hanno fatto epoca con le narrazioni sentimentali per immagini che ritraevano volti di attori famosi, e sebbene il fotoromanzo oggi non abbia più lo stesso appeal, al contrario, la posta del cuore e la vicenda vissuta spedita dalla lettrice sono ancora oggi un prodotto editoriale valido e seguito, ne sa qualcosa la rivista Confidenze.
luciana peverelli
Nella redazione di Grand Hotel lavora Luciana Peverelli che, successivamente con il nome di Greta Manor pubblicherà per Salani nella Collana romantica, storie di donne che attraversano le varie fasi della vita e del loro rapporto con gli uomini e la società.
L’autrice si allontana dal purismo della Cartland per offrire storie che si tingono di neorealismo, con problematiche femminili venate di melodramma.
Anni 50 e l’arrivo del colosso Harlequin
Lo ribadisco ancora una volta: una costante del genere rosa che lo ha sempre accompagnato dagli albori è lo snobismo culturale, tanto da dare per scontato che a un certo punto queste pubblicazioni considerate di bassa lega si sarebbero estinte fisiologicamente.
Ma il rosa è come Terminator 2, si rigenera e si rimodella, ancora più forte di prima.
Nel 1949 a Toronto in Canada, Richard Bonnycastle e Jack Palmer, danno vita a una casa editrice specializzata nelle ristampe di tascabili destinati al grande pubblico e chiamano “Harlequin” questo loro progetto editoriale.
All’inizio si tratta di pubblicazioni che mescolano vari generi, fra gli autori figurano anche Agatha Christie e Arthur Conan Doyle.
Poi nel corso di qualche anno, ci si rese conto che i romanzi sentimentali vendevano di più (ma dai?), in particolare quelli di ambientazione storica, affiancati dalle storie d’amore nei contesti ospedalieri.
Con l’arrivo alla direzione di due donne che nel rosa ci credevano molto, la strada ormai è tracciata: nel 1957 le signore avevano adocchiato la Mills & Boon, specializzata in romance seriali dal rigoroso lieto fine, e così acquistano il catalogo della casa editrice e inaugurano una nuova collana con storie che vedono protagonisti medici e infermiere.
Un successo da venticinquemila copie al mese.
Harlequin alla conquista del mondo
Nel 1963 Harlequin sbarca negli Stati Uniti, compra la Mills & Boon e l’amore trionfa a suon di quattrocentocinquantamila copie per ciascun titolo.
Harlequin fidelizza le lettrici che comprano regolarmente i libri senza badare titolo o autore.
In Italia, il marchio si fonde con Mondadori e nasce quell’Harmony che ancora oggi conosciamo tutte.
I primi quattro numeri escono a 1200 lire, esordendo con Anne Mather e Per l’amore di un gitano, un cavallo di battaglia della scuderia canadese.
harmony: il romance per antonomasia
Nonostante gli snobisti continuino ad arricciare il loro nasino spocchioso, gli Harmony rappresentano un successo editoriale senza precedenti, andando a colmare un vuoto dell’industria editoriale, nato anche a seguito delle forti rivendicazioni femministe, figlie del ‘68 e dei conseguenti mutamenti sociali.
Anche in questo caso, così come per la Cartland, si rimane fedeli all’archetipo di Cenerentola con varie ambientazioni e il rigoroso lieto fine assicurato.
Alcune collane sono in auge ancora oggi: Jolly per un pubblico più giovane, Bianca per chi adora i camici bianchi e le corsie d’ospedale, e Destiny, per non farsi mancare un pizzico di avventura.
In questa nuova fase del rosa, il sesso diventa uno strumento d’amore, contribuisce all’affermazione della propria femminilità e rappresenta una prova d’amore verso l’uomo.
Alla fine, l’amore deve essere più forte della passione carnale.
Anni 90 e il romance chick-lit
Dopo l’avvento del colosso canadese, il rosa cerca una nuova direzione e la trova partendo da un concorso letterario indetto da una professoressa di letteratura dell’Illinois che recitava così: Chick lit. Postfemminism fiction.
Lo scopo era quello di scovare nuove voci nell’ambito della narrativa femminile e prendere le distanza dal romance tradizionale.
Si arriva così a una donna consapevole delle proprie ambizioni, della propria sessualità, che rifiuta il modello patriarcale senza però la vena rabbiosa del femminismo; una donna che si apre al consumismo e al divertimento e che per superare le difficoltà tira fuori un’arma fino ad allora ignorata: l’autoironia.
Purtroppo, complice quell’aurea di critica e snobismo che il genere porta appiccicato addosso come una voglia sulla pelle, i detrattori hanno trovato pane per i loro denti in quel “chick” che nello slang significa ragazza, ma che loro hanno fatto presto ad accogliere nella valenza negativa di “pollastrella”.
E così siamo tornate alla gallina di Gramsci.
il romance chick-lit tra narrativa e televisione
I romanzi chick-lit trovano grande fortuna nella carta stampata così come sul grande schermo, grazie alla famosa trasposizione cinematografica de Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding, e all’ I love shopping di Sophie Kinsella, per non parlare del romanzo che poi ha dato vita all’altrettanto fortunata serie televisiva di Sex and the City.
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Facilmente riconoscibili gli ingredienti di questa nuova sotto categoria: contesti metropolitani, ambienti di lavoro molto glamour popolati da colleghe insidiose, l’importanza dell’amicizia, l’intraprendenza nell’approccio amoroso e l’immancabile io narrante che dà vita a protagoniste imperfette, goffe e insicure, ben lontane dalla perfezione fisica e caratteriale dei romance del passato.
Il chick-lit si spoglia del melodramma e dei cliché, per far luce a una donna moderna, consapevole dei propri desideri ma soprattutto dei propri limiti e in grado di sfoggiare quell’arma potentissima che è l’ironia.
Il sesso nel romance
Che un romance per essere definito tale non abbia bisogno di scene di sesso tra le pagine del libro, lo sappiamo e ne ho parlato anche in un post relativo ai pregiudizi di cui il genere soffre.
Leggi il post relativo
Vero è anche che con l’avvento delle Cinquanta Sfumature il romance erotico è stato definitivamente sdoganato, peraltro in libreria.
Quella di E. L. James e del suo successo mondiale, nel bene o nel male, è una storia che conosciamo bene tutte.
La genesi di questo libro è fortemente legata al fenomeno delle fanfiction perché è lì che Christian a Ana sono nati.
L’autrice, Erika Leonard James, sceneggiatrice e produttrice televisiva, ha sempre amato la trilogia di Twilight della Meyer e sull’onda di una grande ispirazione si mette a scriverne un seguito.
Approda così su Fanfiction.net e dà vita a un alternative universe dal nome Master of the Universe, con la firma di Snowqueen’s Icedragon.
Leggende metropolitane vogliono che la Leonard abbia contravvenuto ad alcune regole del sito e sia stata bannata, e così si trasferisce su uno dominio tutto suo: fiftyshades.com.
Sarà proprio qui che vedrà la luce il bestseller Cinquanta sfumature di grigio.
la mia recensione di “the mister”
Il resto della storia lo conosciamo. Il libro diventa un successo mondiale con tanto di trasposizione cinematografica.
Conclusioni
Se sei arrivata fino a questo punto, ti ringrazio di cuore per il tempo che mi hai dedicato.
Alla luce di questo viaggio nel tempo alla scoperta della nascita e dell’evoluzione del romance, mi sento di fare alcune considerazioni tutte personali sul genere.
Le autrici italiane hanno smorzato quel rosa, chi con atmosfere più cupe come la Invernizio, chi rompendo totalmente gli schemi come Liala; parlare di romanzi rosa nel caso di Liala non mi sembra corretto, visto che il lieto fine non è garantito come invece ci si aspetta dal genere, mentre la Cartland ha aderito allo schema riproponendolo nelle sue centinaia di romanzi con variazioni minime ma sempre originali.
Ci sono però alcuni aspetti che nel corso del tempo sono rimasti immutati: l’archetipo del sogno, l’immancabile, sofferto, snobismo culturale e il successo delle vendite.
I romanzi di Harlequin hanno fatto proprio lo schema della favola, dove ai travagli amorosi si mescola la dimensione del sogno e del glamour: l’armatore, il principe greco, lo sceicco, il miliardario… la donna vuole sognare e lo fa in grande. I libricini che affettuosamente in tante definiscono “sottiletta” regalano con pochi spiccioli piacevoli attimi di svago.
Oggi come allora, però il romance è denigrato, considerato buono solo per casalinghe frustrate e poco acculturate.
Lo spregio poi è direttamente proporzionale al successo delle vendite, accompagnato dalla speranza che prima o poi questo genere si estingua fisiologicamente.
E invece, come ho già ribadito, il rosa è caparbio, duttile, resistente.
È come il fiore che cresce sul ciglio della strada.
Nonostante le critiche pompose dei cosiddetti personaggi acculturati (e mi chiedo perché ne io ne parli al maschile, quando oggi le donne che disprezzano il romance ci sono e sanno essere forse più feroci degli uomini), il genere comunque si rinnova sempre più rigoglioso e fiorente.
Un po’ come Cenerentola, che si presenta al ballo splendente nel suo abito con tanto di scarpette di cristallo. nonostante pochi attimi prima la matrigna e le sorellastre le abbiano stracciato le vesti, fumanti di invidia per la sua bellezza.
Sono portata a pensare che potranno continuare a stracciare le vesti del romance ancora e ancora, ma il nostro amato genere letterario troverà sempre il modo per presentarsi come un vincente, cambiando foggia e sfumature, ma sempre capace di regalare tante belle emozioni.
Lo troveremo lì, magari come il nostro eroe preferito, con un sorrisetto indolente sul volto, la voce roca, pronto a raccontarci nuove appassionanti storie d’amore e a farci sognare, come avviene da decine e decine di anni.
Ti è piaciuto questo viaggio nel tempo alla scoperta del romance? Secondo te mancano alcune autrici all’appello che avrebbero meritato di essere citate? E se sì, quali e perché? La tua opinione per me conta molto. Se il post ti è piaciuto, aiutane la diffusione condividendolo sulle tue pagine social. Grazie della tua attenzione, e a presto.
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